Nel cuore di Mosca, nel tribunale di Zamoskvoretsky, si è consumato un altro capitolo della lunga saga giudiziaria che vede protagonisti Zhenya Berkovich e Svetlana Petriychuk. Accusati di "giustificazione del terrorismo" per la messa in scena dello spettacolo "Finist Yasny Falcon", i due si sono ritrovati ancora una volta davanti alla giustizia per l'ennesima estensione della loro misura cautelare, prevista per il 5 marzo alle 17.45. Fuori dal tribunale, una folla di sostenitori si è radunata in un gesto di solidarietà, ma il clima all'interno dell'edificio era diverso, impregnato dell'atmosfera festiva dell'imminente 8 marzo, con borse di regali e fiori che affluivano negli uffici.
La giornata del giudice Zorina era densa di casi, 19 per l'esattezza, destinati a prolungare misure cautelari, tra cui quello di Berkovich e Petriychuk. Ma la procedura giudiziaria ha assunto un ritmo lento, quasi cerimoniale, iniziando con il caso di un giovane accusato di estremismo, la cui udienza si è protratta ben oltre l'orario previsto, lasciando i due artisti e i loro sostenitori in un'attesa snervante.
Quando finalmente è giunto il momento del loro caso, il pubblico è stato allontanato: il tribunale, dopo le 18:00, si è trasformato in una "struttura di sicurezza", accessibile solo ai diretti interessati. Questa decisione ha suscitato indignazione tra i giornalisti e i presenti, che si sono visti negare la possibilità di assistere a un'udienza che, per definizione, avrebbe dovuto essere pubblica.
L'atmosfera è diventata ancora più tesa quando è emerso che l'investigatore aveva presentato le accuse definitive, arricchendo il fascicolo con sei volumi e una serie di perizie, tra cui una controversa analisi distruttiva che la difesa ha cercato invano di escludere dal caso. La lunga attesa e l'esito prevedibile dell'udienza hanno rafforzato la sensazione di un processo in cui la decisione sembra essere già scritta.
Nonostante le lunghe ore di attesa e l'angoscia, la determinazione di Berkovich e Petriychuk rimane incrollabile, con la drammaturga che ribadisce la propria innocenza e il regista che trasforma il suo intervento in un appello emotivo per la giustizia e la compassione. Il loro caso non è solo una questione legale, ma diventa un simbolo di resistenza artistica e personale contro un sistema che sembra indifferente al concetto di equità e verità.
Il giudice Zorina, dopo un'ora di deliberazione, ha confermato la proroga della custodia cautelare fino al 10 aprile, lasciando l'aula e i protagonisti di questa vicenda in attesa di un nuovo capitolo.
In questo contesto, il tribunale di Zamoskvoretsky non è solo il luogo di un procedimento legale, ma diventa un teatro dove si intrecciano le vite degli individui e le macchinazioni di un sistema che sembra sempre più distante dalle persone che dovrebbe servire e proteggere.
Questa storia, che si svolge nel contesto dell'era di Putin e della nuova Russia, insegna molteplici lezioni sulla situazione attuale in questo paese, riflettendo le dinamiche politiche, sociali e culturali.
Prima di tutto, evidenzia le sfide che gli artisti e i dissidenti affrontano in Russia, un paese dove la libertà di espressione è spesso soffocata e le voci critiche possono essere facilmente etichettate come estremiste o terroristiche. La vicenda di Berkovich e Petriychuk dimostra come opere d'arte e spettacoli teatrali possano essere interpretati come atti politici o minacce, sottolineando la tensione tra l'arte e il potere statale.
La storia mostra anche come il sistema giudiziario possa diventare uno strumento per esercitare controllo politico, dove i processi possono trascinarsi e le sentenze sembrano talvolta predecise, minando così il concetto di giustizia equa e imparziale. L'allontanamento del pubblico e dei giornalisti dall'aula del tribunale riflette una crescente chiusura e mancanza di trasparenza, evidenziando le preoccupazioni per la libertà di stampa e il diritto del pubblico all'informazione.
Inoltre, la storia mette in luce la resistenza e la resilienza di coloro che si oppongono al regime o che semplicemente esercitano il loro diritto alla libertà di espressione. Nonostante le pressioni e le sfide, individui come Berkovich e Petriychuk continuano a difendere le loro convinzioni, rappresentando una fonte di ispirazione per altri che potrebbero trovarsi in situazioni simili.
Orazio Lacenere Marzo 2024
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