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ideato un codice di buon utilizzo per combattere bullismo e cyberbullismo

Aggiornamento: 2 giu



Veronica Fino


Il progetto “Bon Ton Web” è un insieme di norme e metodologie da attuare per ottimizzare l’uso dei dispositivi tecnologici, digitali e del web senza il rischio di cadere nel tunnel di bullismo e cyberbullismo, ovvero quello di web e social media.

Nato in seguito ad un bando regionale Lombardo e sostenuto dall’Associazione Italiana contro la Diffusione del Disagio Giovanile (AIDD) e dall’Associazione Valeria, gestita da un gruppo di esperti di diritto e famiglia, insieme ad alcune attività del Terzo settore, per volontà e aiuto della giunta comunale di Cinisello Balsamo, nella provincia di Milano, l’intero programma dell’iniziativa si è svolto su più fronti, fra lezioni a distanza tramite Zoom, Teams e altre piattaforme di videoconferenza, e seminari indirizzati a genitori, adulti, e adolescenti, risaputamente fra i più inclini a divenire schiavi della rete e vittime involontarie di un vortice come quello social. Il lockdown ha, purtroppo, registrato un numero elevatissimo di vittime di bulli e cyberbulli, nonché troll e “leoni da tastiera”, nome non più appropriato in quanto il suddetto animale è un essere fiero, nobile e rispettoso, che lotta a viso aperto. Pertanto, sceglieremo di qui in avanti di definirli "ignavi a metà”, quelli voluti non si sa da chi né dove, capaci solamente di prendere posizioni di enorme villania unicamente dal filtro di uno schermo accompagnato da una tastiera. Come se il display ponesse imbonitori per chi legge e lasciasse impunito chi scrive, forse non consapevole di quanto profondamente le parole possano ferire, tanto più se (condi-)visibili da più persone che, con la stessa leggerezza meschina, commentano e peggiorano situazioni, decontestualizzandone sovente il contesto iniziale, e riempiendole di acredine.

L’iniziativa BTW ha previsto 18 incontri di adulti -genitori ed insegnanti- e studenti delle seconde e terze classi medie superiori provenienti da alcuni istituti scolastici comprensivi della zona (precisamente Buscaglia, Costa, Garibaldi, Paganelli e Zandonai), che hanno potuto osservare comportamenti e ottenere formazione, competenza e informazione sulla gestione e sull’uso migliorativo di web e social, evidenziandone problematiche connesse e potenziali, sulla base di un uso ottimale dei mezzi, sfruttando e confrontando anche i lavori svolti in classe.

I genitori sono stati attivi nella partecipazione, a riprova della volontà di voler proteggere i figli, isolati in un mondo virtuale anche nell’apparenza del reale di una casa, indipendentemente dai molti impegni e dalle difficoltà che generazioni, lontane fra loro per abitudini e luoghi, possono essere interpretati come ostacoli. Per una corretta

prevenzione e applicazione del “bon ton” digitale, infatti, è necessario avere una cooperazione della famiglia, che non si può esimere da nucleo contenitore di individui in cerca di crescita, affermazione e supporto. Le insidie del web sono ovunque, ed è per questo che conoscerne le modalità e le caratteristiche può essere un buon inizio per supervisionare l’evoluzione di un problema sociale attanagliante, di cui chiunque può essere preda involontaria o feroce fomentatore suo -più o meno- malgrado. Madri e padri stessi, non a caso, spesso sottovalutano il fenomeno e fanno improprio uso del media, dando un esempio erroneo alle generazioni seguenti.


Come ha sottolineato l’Assessore all’Istruzione, Fumagalli, l’obiettivo è una lotta per contrastare il bullismo e comunicare norme e atti che potrebbero diventare penalmente perseguibili, anche se in maniera involontaria. Siamo certi che organizzazione di comuni intenti, consapevolezza e rispetto siano la chiave per un futuro, reale così come virtuale, migliore in cui gli ignavi a metà potranno solo usare le dita per contare quante mancate repliche incattivite giungeranno, con l’auspicio che quelle stesse possano essere poi utilizzate per la costruzione di immagini e comunicazioni costruttive per tutti.

E ben vengano sempre più eventi come questi, nell’attesa di reincontrarsi dal vivo, nella vita vera, reale. Dove così come il dolore delle vittime prende forza, la cattiveria dei bruti trova il suo spazio sempre più risicato e non palesato: quello della vergogna.


Fonti: Corriere locale, NordMilano24

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