di Veronica Fino.
#donnexstrada : un hashtag per la difesa della sicurezza delle donne sulle strade
“donnexstrada” è un’iniziativa lanciata alle porte di Roma nel marzo di quest’anno da un’idea di Laura De Dilectis, psicologa, nonché fondatrice, insieme ad alcune collaboratrici e psicoterapeute (Ilaria Saliva, Georgia Davison) tramite il social media Instagram come rete di supporto tutta al femminile in favore di donne (e non solo) in difficoltà. Il nome scelto non è casuale, poiché l’hashtag favorisce la sua velocità di utilizzo e indicizzazione nel web, così da giungere più celermente molteplici profili per aderire e diffondere il progetto, che con questo stesso nome si identifica: aiutare le donne, molte di queste giovanissime, che spesso, rientrando a casa, si trovano ad affrontare molestie o addirittura abusi. “Vogliamo tornare a casa senza essere ammazzate” è lo slogan, d’impatto, scelto per ribadire quanto sia necessario tutelare la libertà di poter camminare per la strada in maniera indipendente e altrettanto sicura, come evidenziato nel loro post/manifesto. In breve, si tratta della possibilità, per qualsiasi donna che senta la necessità o un percepisca un pericolo di inviare un dm (direct message) col proprio tragitto al profilo instagram, per ottenere un collegamento in diretta e avere un sostegno che possa essere una testimonianza a riprova di una ipotetica, vergognosa molestia, e aiutare nell’allertare più persone, raccomandando, in ogni caso, di chiamare il numero di emergenza (112), che eventualmente può essere avvisato anche da uno degli utenti in streaming. Il simbolo di donnexstrada è un fischietto rosa, scelto sia per il valore rituale, ossia un richiamo dell’attenzione sulla mancanza di sicurezza per le strade, sia pratico, ottimo per avvisare il vicinato in caso di pericolo. Il fischietto, inoltre,- citano nei loro post- rappresenta un’immagine di “identità, supporto ed azione”, un monito (come accade in ambito sportivo) per ogni violenza. Per la stessa natura fastidiosa del suono che emette, è fisicamente arduo ignorarlo. Altri servizi offerti dalle sostenitrici e ideatrici del progetto sono: il taxi sospeso con tariffa agevolata per gli autisti aderenti al gruppo, chat e sedute di sostegno psicologico a prezzi concorrenziali o “sociali” in uno spazio sicuro, fisicamente rappresentati dai “punti viola” come bar, ristoranti e altri luoghi di attività pubblica presso i quali rivolgersi, e virtuale, dove sentirsi non giudicate; ancora, l’aiuto di psicoterapia offerto serve a rinforzare l’empowerment e il superamento delle dinamiche di ostacolo allo sviluppo psico fisico del benessere, senza dimenticare la raccolta di testimonianze per aiutare le vittime e incentivare quelle più refrattarie a raccontarsi, evidenziando i diversi tipi di violenza, che, mai come oggi, si esprimono non soltanto con palpeggiamenti, stupri veri e propri e frotteurismi, cioè l’istinto perverso di alcuni soggetti a strusciarsi contro persone non consenzienti. Basti, ad esempio, pensare, al problema persistente del catcalling e degli atteggiamenti espliciti che mettono a disagio molte donne. In progetto, c’è la volontà delle fondatrici di donare i piccoli strumenti di richiamo da tenere in borsa a partire dalle piazze di Roma e poi in quelle delle principali città italiane, con l’ambizione di costruire una rete capillare che passi dal virtuale al reale, facendo del primo strumento, un aiuto alla realtà del vissuto quotidiano. Sulla scia dell’app “Wher” che indica una mappatura con i colori rosso, arancione e verde i luoghi sono ritenuti più o meno pericolosi e, a mo’ TripAdvisor delle malfrequentazioni, donnexstrada presenta ancora delle lacune e degli aspetti da migliorare, e, per citare, tanta strada da fare, ma questi due esempi restano un buon compromesso di inizio verso la concretezza per fronteggiare il problema. Con la forzata speme di un futuro senza più alcuna paura di camminare in solitudine, ma con la consapevolezza, nel mentre, di non esserlo più.
Ultima piccola annotazione: il progetto #donnexstrada non è da confondersi con il quasi omonimo promosso dal sito Dafne.it, “donne per strada”, che richiede fortemente il riconoscimento di importanti nomi femminili alle quali dedicare il nome delle vie stradali, ad oggi ancora prevalentemente celebrative di uomini.
Fonti: instagram, dafne.it, https://w-her.com
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